I resti della villa di Mecenate sull'Esquilino

Interno dell'Auditorium
Interno dell'Auditorium

L'Auditorium di Mecenate è stato scoperto nel 1874 durante i lavori di apetura di via Merulana, in seguito al piano regolatore del 1873 che trasformo il volto dell'Esquilino scelto come sede dei nuovi edifci residenziali di Roma, nuova capitale d'italia.

L'aula absidata riportata alla luce faceva parte di un complesso più ampio disposto a cavallo delle Mura Serviane, che fu subito demolito, si conservò il cosiddetto Auditorium, che anche anticamente doveva essere semi sotterraneo. Questo complesso fa parte della Villa di Mecenate all'Esquilino, per la cui costruzione furono parzialmente livellate le Mura Serviane, sulla facciata verso via Leopardi sono ancora visibili i blocchi di tufo che appartenevano alla cinta di mura dell'età repubblicana. 

Lato esterno dell'Auditorium che si affaccia a destra su via Leopardi
Lato esterno dell'Auditorium che si affaccia a destra su via Leopardi

Gaio Cilnio Mecenate

TRECCANI enciclopedia online

http://www.treccani.it/enciclopedia/mecenate/

Mecenate (lat. Gaius Maecenas). - Cavaliere romano (69 a. C. circa - 8 a. C.), di antichissima e nobile famiglia etrusca di Arezzo (in Tacito, Ann. VI, 11, ha il gentilizio Cilnio). Fu uno dei più ascoltati consiglieri di Ottaviano; tra i principali autori dell'accordo di Taranto del 37, fu, durante la guerra con Sesto Pompeo e dopo, il rappresentante di Ottaviano a Roma e in Italia.

Quando Ottaviano divenne Augusto, Mecenate si trasse in disparte, pur conservando una delicata funzione politica quale intermediario tra il principe e quel circolo letterario che, letterato egli stesso, aveva stretto intorno a sé (Lucio Vario, Plozio Tucca, Quintilio Varo, Aristio Fusco, Valgio Rufo, Domizio Marso, Cornelio Gallo, Properzio, che gli dedicò il secondo libro delle sue elegie, e sopra tutti Virgilio, che gli dedicò le Georgiche, e Orazio, il suo più grande amico, che gli dedicò gli Epodi, le Satire e i primi tre libri delle Odi). Morì poco prima di Orazio, e lasciò i suoi beni ad Augusto.

Formò un circolo di intellettuali e di poeti che protesse, incoraggiò e sostenne nella loro produzione artistica; fra questi ricordiamo Orazio, Virgilio e Properzio, molte opere di questi poeti sono a lui dedicate. Da lui deriva il termine menenatismo per indicare la tendenza a favorire le arti e la letteratura attraverso il sostegno economico.

Tyrrhena regum progenies, tibi

non ante verso lene merum cado

cum flore, Maecenas, rosarum et

pressa tuis balanus capillis

 

iamdudum apud me est. Eripe te morae,

ne semper udum Tibur et Aefulae

declive comtempleris arvum et

Telegoni iuga parricidae

 

Fastidiosa desere copiam et

molem propinquam nubibus arduis;

omitte mirari beatae

fumum et opes strepitumque Romae...

Orazio, Carmina III, 29

Auditorium di Mecenate di fronte
Auditorium di Mecenate di fronte

Il palazzo di Mecenate "che s'erge alto fino alle nuvole", immortalato dai versi di Orazio, aveva una torre altissima dalla quale Nerone contemplerà l'incendio di Roma, secondo quanto dice Svetonio in Nero 38,2: "Hoc incendium e turre Maecenatiana prospectans laetusque «flammae», ut aiebat, «pulchritudine», Halosin Ilii in illo suo scaenico habitu decantavit."

Si dice che la torre fu inglobata nel progetto di costruzione di Palazzo Brancaccio, che si incontra voltando lo sguardo in direzione di via Merulana. Il monumentale edificio, opera di Luca Carimi, fu commissionato dalla principessa Brancaccio, Mary Elisabeth Field, iniziato nel 1886 e completato nel 1908-1912; oggi è la sede del Museo Nazionale d'Arte Orientale (l'entrata si trova in via Merulana 248-250).