Il Porto di Ripa Grande e i muraglioni del Tevere

Il Tevere nei pressi del Porto di Ripa Grande in un quadro di Vanvitelli
Il Tevere vicino il Porto di Ripa Grande - Quadro di Gaspar van Wittel

Il porto di Ripa Grande divenne il porto più importante di Roma, dal IX-X secolo: quando si spostò l'approdo sulla sponda opposta a quella utilizzata in epoca romana. Prima lo scalo era chiamato Ripa Romea perchè utilizzato prevalentemente dai pellegrini, i cosiddetti “Romei”.

 

Nel 1693 papa Innocenzo XII fece ampliare il porto a causa dell'incremento del traffico fluviale. Il compito fu affidato all'architetto Mattia De Rossi, che realizzò un grande fabbricato vicino Porta Portese, allargò la banchina e sistemò il porto con muraglioni e nuove rampe, che si raccordavano ad un'ampia piazzola. Da allora il porto fu denominato “Ripa Grande”, in contrapposizione allo scalo di Ripetta, più piccolo e situato a monte dell'Isola Tiberina

 

Al porto arrivavano solo i velieri di medio tonnellaggio, mentre quelli di grossa stazza scaricavano le merci a Fiumicino che successivamente venivano trasportate in città attraverso il fiume su piccoli bastimenti tirati  da lunghe file di uomini detti pilorciatori, da cui il termine "spilorcio" nel significato traslato di "tirato" ovvero avaro.

Banchina del Porto di Ripa Grande e i Muraglioni del Tevere
Banchina del Porto di Ripa Grande e i Muraglioni del Tevere

Il porto scomparve in seguito alla costruzione dei muraglioni del Tevere, mentre la sponda destra fu demolita per la realizzazione dell'Ospizio di San Michele. Le inondazioni del Tevere erano da sempre una calamità per Roma. Dopo l'alluvione del 28 dicembre 1870, si decise di risolvere il problema una volta per tutte. Coì si innalzarono i muraglioni, ma per Roma il prezzo da pagare fu altissimo: i muraglioni misero fine per sempre al suo contatto millenario con il Tevere.