Claudio Strenati, Paolo Sommella e Piero Angela

Claudio Strenati, storico dell'arte

Questi luoghi sono molto adatti alla cultura e all'esercizio della cultura. Permettetemi di dirvi, dove siamo. Dove ci troviamo qua? A via dei Fori Imperiali a Largo Corrado Ricci, però... sapete che questo punto qui dove adesso siamo tutti quanti riuniti, questo è stato uno dei luoghi dell'antica Roma, dove veramente si esercitava la cultura, l'incontro delle persone e anche i grandi principi, morali, politici.

Noi siamo qui – però non tutti, una parte di noi, perché quelli che sono al di là di quel muro stanno in un altro punto –. Noi qui: siamo nel Foro della Pace. Questo Foro della Pace è stato Vespasiano che lo ha creato, nel 72 – 73 d.C., poi questo enorme posto è andato a fuoco nel 192, quando era imperatore Settimio Severo.

Settimio Severo lo ha fatto rifare, e quindi gli archeologi tra l'altro hanno scavato e trovato un sacco di fasi, e ha fatto fare una cosa che in realtà è l'unico ricordo che noi abbiamo, perché del Foro della Pace, del tempio della Pace che era nel Foro, non si vede più nulla. Sotto la Torre dei Conti gli archeologi hanno trovato una parte, che rimane sotto.

Vedete dove c'è la Chiesa di San Cosma e Damiano? È la chiesa del terzo ordine francescano (una delle famiglie di san Francesco), prima di entrare in chiesa accanto all'ingresso della chiesa c'è un muro, non importantissimo, e pieno di buchi, però quei buchi sono una testimonianza storica commovente. Quel muro era compreso in una grande aula, una grandissima sala, e Settimio Severo aveva fatto fare e aveva fatto attaccare su questo muro la pianta di Roma: la mappa della città, che noi chiamiamo forma urbis. Era fatta di tante lastre di marmo incise con le strade, tipo google earth. E tra l'altro era di una precisione impressionante, poi nel corso del tempo il Foro è scomparso, l'aula è crollata ma – incredibile ma vero – quel muro si è conservato e alcune delle lastre erano rimaste attaccate per secoli. Moltissime si sono perse: ma un 10% più o meno è rimasto, e adesso si conserva in museo a Roma. È una cosa fantastica, meravigliosa. E la chiesa di san Cosma e Damiano, quell'ambiente, è stato trasformato in una chiesa. Quindi qualche cosa rimane del Foro della Pace.

Quando Vespasiano lo fece fare, fece fare in questo Foro un museo, proprio come bene pubblico. Quello di cui noi parliamo oggi, gli antichi c'erano arrivati molto bene: il fatto che l'arte e la cultura, sono un bene pubblico e devono essere messi a disposizione di tutti. E fece un'operazione che ancora oggi è un modello.

Era stato preceduto da Nerone e Nerone nella Domus Aurea – che è qui anche se è interrata per buona parte – aveva raccolto un'immensa collezione d'arte rubata ai greci. Aveva le statue greche, i quadri. Pensate che nell'antica Grecia ci sono stati i più grandi pittori di tutti i tempi e niente rimane di quello che hanno fatto. Vespasiano fece prendere tutte le cose che Nerone aveva messo a casa sua e ci ha fatto un museo, per restituire al popolo romano l'arte, la conoscenza dell'arte. Poi però, tutto si è perduto, e noi ricominciamo da capo.

Vedete come la ruota della storia gira.

Paolo Sommella

Io sono affascinato dal numero incredibile di persone interessate a questa manifestazione. Credo che vada sottolineato il significato delle parole del sindaco sul riappropriarsi da parte dei cittadini di questa zona di Roma.

In effetti questa è una zona che tutti frequentiamo, che abbiamo frequentato, però nessuno si è mai reso conto che, effettivamente, in questa zona della città si è svolta gran parte della storia. Non dimenticando che non dobbiamo parlare soltanto della Roma dell'antichità, ma anche della Roma del medioevo, della Roma post antica. Roma è l'unica città al mondo che ha uno spessore incredibile: dalla preistoria fino ai giorni nostri. Nessuna città al mondo ha un continuo come Roma: ogni periodo ha lasciato le sue tracce. Quindi la possibilità di recuperare finalmente questa zona, significa ricostruire anche pagine della storia della città che fino adesso nessuno conosce e nemmeno immagina.

 

Non lontano da qua, ne parlava Strenati, siamo nel pieno dalla Domus Aurea: in questa grande casa – una città nella città – che era grande come la metà di San Pietro. La Domus Aurea di Nerone che fece dire agli abitanti: “andatevene a Veglio perché a Roma non c'è più spazio per abitare”. Dopo Nerone i cittadini di Roma si riappropriano della città, tutto quello che era stato del privato, che era stato del potere, ridiventa della città. Ecco perché nasce l'Anfiteatro Flavio, nasce come zona del divertimento del popolo. Ecco perché in tutta quella zona noi abbiamo poi un addensarsi di terme, di costruzioni …  legate alla possibilità di arrivarci da parte del popolo, al centro.

Un esempio di questo lo abbiamo nella Domus Aurea. Roma anche nell'antichità aveva una realtà fuori dalle mura che si accresceva: non per niente hanno fatto le mura che allargavano quella che era la zona della cittadinanza.

Quindi riconquistiamoci la città: la riconquistiamo frequentandola, godendola e speriamo anche scavandola.

Piero Angela

Qui era il centro del mondo. Qui c'era il miglio d'oro: era un cippo alto due metri, con la sommità dorata, che era la misurazione di tutte le strade che da Roma andavano fuori delle mura di Roma. E i romani ancora oggi sanno che la via Trionfale, la numerazione delle case, è quella della distanza tra il famoso cippo romano.

Qui arrivava gente in questo Foro. E questo Foro che cos'era? Una grande piazza in cui si incontravano. Qui c'erano botteghe, c'erano uffici, c'era il catasto .

 

C'era in uno dei Fori una grande mappa di Roma, di marmo, con delle iscrizioni precisissime.

E qui cosa si faceva? C'erano gli uffici, c'era il catasto, c'erano i tribunali e la gente andava ad assistere ai grandi processi dell'epoca. Si viveva un po come un tifo. C'erano dei grandi avvocati che parlavano con grande retorica e si spostavano a seconda del suono che si sentiva nelle varie sale che erano attigue. E nei Fori c'erano anche dei testimoni pronti a testimoniare qualunque cosa dietro compenso.

 

E poi si incontravano anche dei soldati che venivano dalle lontane province dell'impero.

Sotto Traiano (intorno al 115 d.C) la Roma antica andava dall'Inghilterra all'Iraq: tutta l'Europa, gran parte della Germania, la Spagna, tutto il nord Africa, buona parte del Medioriente, le frontiere del nord. Roma era una città di 8milioni di abitanti, con l'acqua. Noi vediamo a destra quei ruderi degli acquedotti: ma quelli erano l'arma segreta di Roma, perché senz'acqua nessuna città può vivere; non solo per bere, ma per fare tutti gli impianti fognari.

Avevano questa straordinaria architettura ingegneristica.

 

E poi cosa si trovava qua: c'era il gossip. La gente raccontava i fatti. C'erano molti sfaccendati. E c'erano le notizie sportive del Colosseo: c'erano i gladiatori, si andava, c'erano anche delle esecuzioni programmate all'Anfiteatro Flavio. Pensate che alle volte per ammazzare questi delinquenti, si sfruttava la rappresentazione teatrale della tragedia, dove il protagonista alla fine viene ammazzato. All'ultimo momento veniva sostituito con … e lo ammazzavano davvero. C'erano le autoblu che erano le lettighe dei potenti con la scorta, che erano quelli che facevano largo quando passava il potente, oppure le signore con le tendine abbassate. Poche donne, allora, ma c'erano. C'era la matrona romana che aveva una libertà molto maggiore di oggi. E poi c'erano i grandi spettacoli e lì c'era una crudeltà incredibile.

Questa riappriazione dei Fori ha un significato storico molto importante. In questo km quadrato c'è una concentrazione di storia, monunenti, di cultura che non c'è da nessuna parte. E queste cose vanno curate.