I fantasmi di Roma - Prima parte: la Pimpaccia

di Melina Forte

La tradizione racconta che, di notte, a Roma è possibile incontrare i fantasmi di alcuni personaggi storici, mentre girano per le strade della città. Abbiamo pensato di creare la rubrica dedicata ai fantasmi di Roma per scoprire, insieme a voi lettori, la vita di questi personaggi.

Iniziamo proprio dal fantasma più noto che è sicuramente Donna Olimpia Pamphilj, che i romani soprannominarono dispregiativamente “la Papessa” e “la Pimpaccia” perchè si diceva fosse l’amante segreta del papa.

Donna Olimpia Pamphilj

La leggenda vuole che, la notte del 7 gennaio, si veda la Pimpaccia attraversare in tutta fretta Ponte Sisto sopra una carrozza e gettarsi nel Tevere, dove la aspettano i diavoli pronti a portarla all’Inferno. In pìù, si dice che la folle corsa sia accompagnata da sonore risate con cui Donna Olimpia ostenterebbe tutto il suo disprezzo per il popolo romano, che non l'hai mai amata. Ma chi era, in realtà, Donna Olimpia Pamphili?

Ponte Sisto

Nata nel 1592 da un’umile famiglia di Viterbo, Donna Olimpia Maidalchini sposò in seconde nozze Pamphilio Pamphilj, fratello del cardinale Giovanni Battista Pamphili che da li a poco sarebbe diventato Papa Innocenzo X.

Grazie a questo matrimonio, Donna Olimpia entrò ben presto a fare parte della nobiltà romana e divenne consigliera del Papa e, dicono i maligni, anche l’amante tanto che venne soprannominata la Papessa.

Diego Velázquez, Ritratto di Innocenzo X

Si narra che fosse una donna ambiziosa e, chiunque volesse parlare con il papa, dovesse prima passare per Donna Olimpia che non disdegnava regalie.

Addirittura, si dice che lo stesso Bernini ottenne il lavoro di costruire la Fontana dei Quattro Fiumi solo perché donò a Donna Olimpia un modello in argento alto un metro e mezzo della fontana stessa.

Quando Innocenzo X morì nel 1655, il potere di Donna Olimpia finì e dovette fuggire con due casse piene d’oro, trafugate al pontefice, su di un carro trainato da quattro cavalli verso Villa Pamphili. Nel 1657 si ritirò nel suo castello viterbese e vi morì di peste.