L'avanzata di Diavù dal MURo DAY al primo murale antimafia di Roma

Presso via Tuscolana 692
MURo DAY @692: Dibattito sulla Street Art

 

di Mariavittoria Ponzanelli

Sono trascorse due settimane dalla festa del MURo DAY @692 e ne sono successe di tutti i colori: dal writer che ha sfregiato le opere del Quadraro Vecchio, alla realizzazione del primo murale antimafia di Roma nella Collina della Pace, 20 metri di colore che racconta la storia della Banda della Magliana.

 

L'azione dell'ignoto writer ha mobilitato i cittadini custodi del Museo di Urban Art di Roma, che hanno documentato lo scenario fotografando e pubblicando in rete le immagini delle opere deturpate. Le proteste sorgono spontanee sui social e si percepisce il disagio per l'aggressione che tutti i sostenitori dell'urban art e di M.U.Ro. sentono come propria. Diavù cerca un dialogo, ma il writer fin'ora non è disposto ad un confronto diretto.

 

Chi ha paura dell'arte pubblica?

"Passare davanti ai sei murales deturpati, come cittadino, oggi mi provoca due pensieri e una domanda.

Il primo è che quelle opere d'arte sono ancora più forti ora, mentre reagiscono mostrando la bellezza che traspare ancora sotto quella violenza che non è riuscita a cancellare il loro valore artistico e culturale (e ne ha anzi evidenziato il valore sociale e politico). Perché una violenza subita non può migliorarci, ma la nostra reazione può farlo, per questo a volte dovremmo essere grati ai nostri aguzzini. Quindi è grazie a questa persona che anche il MURo, come le sue opere, reagirà migliorando."

 

Chi deturpa i murales si è forse sentito escluso da un dialogo in atto da quattro anni tra arte e territorio e per questo sta reagendo così?

Questa è la domanda di Diavù e da questa partiamo per portare l'attenzione su una riflessione più generale, che coinvolge i punti chiave di un movimento artistico che alla base del proprio discorso estetico-culturale pone il dialogo con la realtà, la città, le istituzioni, gli abitanti. La reazione del writer sembra quasi una risposta agli interventi emersi durante il Meeting del 21 giugno, dove artisti, curatori, galleristi, operatori culturali, urbanisti, architetti e storici sono intervenuti per parlare della street art e del panorama urbano contemporaneo che la ospita. Le posizioni emerse tra i partecipanti al dibattito sono molte, si parla delle azioni sul territorio. Sono presenti all'incontro SANBA, NuFactory, MAAM, daSUD, Cantiere Impero, associazioni, artisti, storici e restauratori a confronto.

 

Alessandro Sardella, che ha realizzato per M.U.Ro. in via dei Corneli un'opera di simbolismo segnico, parla del Neomuralismo italiano* analizzato nella sua prospettiva storica: dalle origini dell'arte di strada in Messico intorno agli anni Venti del Novecento, all'affermarsi del Muralismo come "movimento internazionale nel 1930 in Argentina, Perù, Brasile, Stati Uniti", alla rivoluzione cubana di fine anni '50 dove le "opere murali di grande formato sostituiscono il poster cartaceo diventando un valido mezzo economico per diffondere l'immediata comprensione del contenuto", fino alla Street Art americana "che non è da considerarsi come un fenomeno culturale venuto alla luce dalla militanza politica degli artisti".

 

L'arte in quanto veicolo di un messaggio, ha una valenza politica molto forte e questo aspetto non va mai dimenticato quando si parla di arte urbana. Sembra quasi di essere tornati indietro nel tempo, ai cenacoli intellettuali degli anni '60. Sul fronte dei professionisti del restauro, interviene Fiammetta Jahier che pone l'accento sul tema della conservazione delle opere, e della necessità di una scheda tecnica per facilitare gli interventi dei restauratori.

 

L'intervento di Alice Pasquini -  "Io sono una che dipinge per strada" - porta alla nostra attenzione una diversa riflessione, che mette in primo piano il rischio e la consapevolezza dell'effimero di un'espressione artistica che per definizione è deperibile e aperta all'interazione da parte di chiunque.

"Io sono colei che mi si crede" è sempre il miglior punto di partenza per calcolare il rischio delle azioni umane e in questo caso azioni artistiche.

 

*Intervento critico del 21 giugno di Alessandro Sardella sul Neomuralismo italiano.

 

La Collina della Pace

Borga Finocchio
Il primo murale antimafia di Roma

 

L'ultimo appuntamento degli interventi sul territorio di Diavù si è appena concluso nella Collina della Pace, Borgata Finocchio, dove è nato il primo murale antimafia di Roma. L'iniziativa è stata organizzata dall’Associazione daSud con il patrocinio dell’Assessorato allo Sviluppo delle Periferie di Roma Capitale, in occasione dell’ultima tappa romana della Lunga marcia della memoria dal titolo Lo sanno anche i muri.

 

L'intervento annunciato durante il dibattito del MURo DAY si è concluso venerdì 4 luglio con una grande festa. Sappiamo dall'autore che il primo abbozzo del progetto è stato messo da parte perché considerato troppo "pericoloso". Diavù aveva proposto di dipingere una enorme banconota da 500 euro, un teschio e un amo che abbraccia il teschio, con la scritta: "Ogni cosa ha un prezzo: tu sei una cosa?"

 

E con questa domanda, lasciamo aperto il finale attendendo nuovi sviluppi e nuove opere da raccontare del Museo di Arte Urbana di Roma.

Guarda il nostro video del MURo DAY @692